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code, uno verso la Stella Polare, l altro in direzione opposta. E in quel momento mi
accorsi d uno strano particolare. L Orsa Minore aveva un aspetto florido e felice, e
Ursula l aveva dipinta con un favo di api in bocca. L Orsa Maggiore invece aveva un
aspetto triste. Era magra, quasi scheletrica. Teneva il muso teso verso le zanne
posteriori, quasi in una smorfia di dolore. E non c era da meravigliarsi! In cima a una
lunga coda, che non era certo da orso, Ursula aveva dipinto un grosso nodo livido,
certamente insopportabile, se la bestia fosse stata viva.
 Ho visto  dissi.  Perché?
 Non so  disse Ursula.  Mi è uscito così. Non mi sembrava giusto in nessun
altro modo.
Guardai il nodo. Al centro dell intreccio si vedevano distintamente due punti, uno
giallastro, e l altro bianco.
 Mizar e Alcor  dissi.  Potrebbero essere tre. Un altro piccolo
ingrandimento e sarebbe apparso un altro punto.
 Lo so. Infatti ne avevo messo un altro. Ma non mi sembrava a posto. E l ho
tolto.
 Doveva essere appena visibile  dissi.  Come poteva rovinare il quadro?
 Eppure lo rovinava. Con quel punto non era bello.
Ho detto che entrando nello studio di Ursula sembrava di entrare nello spazio. Era
proprio così. Ursula dipingeva in un compartimento a forma di semisfera del tutto
trasparente grande quanto una stanza che poteva uscire dal fianco levigato dello
Stardust. Qui, dietro uno schermo contro le radiazioni, con il comfort dell aria
condizionata, Ursula interpretava la Galassia.
All ombra della Luna le costellazioni brillavano come in una notte d estate sulla
Terra, ma con maggiore grandezza. L Orsa Maggiore era sospesa nel cielo di fronte a
noi. Presi il binocolo di Ursula, il 12 ingrandimenti che lei doveva usare per osservare
la volta celeste, e lo puntai su Mizar e Alcor, nel punto dove lei aveva immaginato il
nodo, il Cavallo e il Cavaliere di qualche vecchia mitologia. Il terzo piccolo punto
luminoso comparve, proprio come lo ricordavo.
 Eccolo  dissi.  Non è per niente cambiato.
 Lo so  disse Ursula.  A ogni modo non lo posso mettere. Non ci sta bene.
 E il nodo?
 Ci sta. Non so perché, ma deve esserci.
Mi guardò per un attimo, poi si girò di scatto verso il cavalletto, scelse un
pennello, e prima di ricominciare a dipingere infilò il manico nella massa dei capelli
per grattarsi la nuca. Era un congedo. Ma mentre mi accingevo ad uscire tornò a
girare la testa verso di me.
 Pensateci, Roscoe.
Non aveva bisogno di dirmelo. Ci stavo già pensando.
Per tutto il tempo che avevamo trascorso all ombra della Luna non ce n erano
state di comunicazioni, così, quando ne fecero una, a tutti sembrò che giungesse in
ritardo. Comunque la stavo aspettando dal giorno in cui avevo visto il quadro di
Ursula.
 Signore e signori!  La voce di Stony Price, il capo delle comunicazioni, uscì
grave dagli altoparlanti. Era chiaro che stava dando un comunicato formale, e che
voleva l attenzione di tutti.  Il dottor Rasmussen chiede il piacere di avere questa
sera a cena tutti gli anziani e i capi gruppo. L aperitivo è alle 18,00... Vi posso dire
che ho parlato col cuoco. Il menù è ottimo!
Naturalmente le ultime parole erano di Stony Price. In tutta la sua vita non si era
mai limitato a ripetere quello che aveva scritto sul foglio.
A bordo dello Stardust, le cene di Johnny Rasmussen erano una tradizione. Si
svolgevano tutte allo stesso modo, con la stessa formale mancanza di formalità. Può
sembrare un controsenso. Ma esprime esattamente quello che voglio dire. E una cena
di questo genere sullo Stardust significa sempre qualcosa di più di quello che può
sembrare. Di solito precede una crisi, o una grave decisione, oppure, sempre con la
consueta affabilità, veniva di tanto in tanto organizzata per dei festeggiamenti. La
raison d être non veniva mai menzionata. La presenza non era obbligatoria, ma
nessuno mancava mai alle cene di Rasmussen.
 Mi sento agitata  disse Lindy.  Ho il radar che salta. Sarà una cena
importante.
Naturalmente si stava scegliendo un abito per l avvenimento. Si era impegnata in
quell impresa dieci minuti dopo la divulgazione dell invito.
Io sapevo cosa voleva dire. La cena sarebbe stata ottima, come sempre, e la
compagnia piacevole. Era per questo motivo che parlava in quel modo.
Andò avanti e indietro tra due modelli che aveva appeso alle estremità opposte del
guardaroba. Uno era grigio con raggi diagonali di un colore blu intenso. L altro
sembrava una fiamma appesa alla parete. Fu davanti a quest ultimo che cominciò a
soffermarsi con sempre maggiore frequenza.
Dicono che nessuna donna con i capelli rossi e gli occhi verdi possa indossare [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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