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d Ippolito, cui per figliastro avea.
Ivi vedeasi lo sfacciato ardore
di Pasif, che  l toro seguitava
di s chiamandol conforto e signore: 30
ove con le man propie ella segava
le fresche erbette nel fogliuto prato
e con quelle medesme gliele dava.
Letteratura italiana Einaudi 66
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
Spesso li suo cape con ordinato
stile acconciava e, della sua bellezza 35
prima l occhio allo specchio consigliato,
adorna venia innanzi alla mattezza
bestiale, e quivi parea che dicesse:
Agraditi la mia piacevolezza?
Certo se io solamente vedesse 40
che pi ch un altra vacca mi gradissi,
non so che pi avanti mi volesse.
Era di dietro a lei con gli occhi fissi
sopra  l suo padre, Mirra scellerata,
n da lui punto li teneva scissi. 45
Riguardando io costei lunga fiata,
quivi la vidi poi di notte oscura
esser con lui in un letto colcata.
Correndo poi fuggir l aspra figura
del padre la vedea, che conosciuta 50
avea l abominevole mistura.
Albero la vedeva divenuta
che  l suo nome ritien, sempre piangendo
o  l fallo o forse la gioia compiuta.
Narcisso vidi quivi ancor sedendo 55
sopra la nitida acqua a riguardarsi,
di s oltre  l dovuto modo ardendo.
Deh, quanto quivi nel ramaricarsi
nel suo aspetto mi parea piatoso, 60
e talor seco se stesso crucciarsi:
Om, dicendo, tristo doloroso,
la molta copia, ch i ho di me stesso,
di me m ha fatto, lasso, bisognoso.
Cefalo poi, alquanto dietro ad esso, 65
vid io posato aver l arco e li strali
e riposarsi, per lo caldo fesso.
O aura, deh, vien con le fresche ali,
entra nel petto nostro! tutto steso
stava dicendo parole cotali. 70
Letteratura italiana Einaudi 67
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
Ma questo avendo gi Pocris inteso,
cui ascosa vedea tra l erbe e fiori
in quella valle, con l udire inteso,
essendo in sospezion de nuovi amori,
credendo forse che l Aura venisse, 75
volle, e nol fece, intanto farsi fori.
Tutta l erba si mosse e Cefal fisse
gli occhi col, credendo alcuna fiera,
e preso l arco su lo stral vi misse,
rizzando quel fra l erba u Pocris era, 80
e lei fer nello amoroso petto.
Ella, sentendo il colpo, in voce vera:
Om, grid, perch ebb io sospetto
di quel ch i non dovea? cos diria
chi la vedesse ch ella avesse detto. 85
Venuto Cefalo: L anima mia,
or che face tu qui? oim lasso,
dicea, dogliosa omai mia vita fia,
avendo te recato a mortal passo.
Letteratura italiana Einaudi 68
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
CANTO XXIII
Ristrinsemi piet l anima alquanto
ad aver compassion di quel dolente,
cui io vedeva far cos gran pianto.
Poi rimirando ad altro ivi presente,
vidi colui che il dolente regno 5
sonando visit s dolcemente:
Orfeo dico, che col suo ingegno
fece le misere ombre riposare
con la dolcezza del cavato legno.
Sonando ancora quivi il vidi stare 10
con Erudice sua, e mi parea
che il vedessi sonando cantare,
sollazandosi, versi, e s dicea:
Amore, a questa gioia mi conduce
la fiamma tua che nel cor mi si crea. 15
Amor, de savi graziosa luce,
tu se colui che  ngentilisci i cori,
tu se colui che  n noi valore induce.
Per te si fugano angosce e dolori,
per te ogni allegrezza ed ogni festa 20
surge e riposa dove tu dimori.
O spegnitor d ogni cosa molesta,
o dolce luce mia, questa Erudice
lunga stagion con gioia la mi presta!
Sempre mi chiamer per te felice, 25
per te giocondo, per te amadore
star come fa pianta per radice.
A veder quel mi s allegrava il core,
e  mmaginando quelle parolette
a me, non che a lui, crescea valore. 30
E poi, appresso a queste cose dette,
Diomede ed Ulisse si vedeano
divenuti merciai vender gioiette
Letteratura italiana Einaudi 69
Giovanni Boccaccio - Amorosa visione
tra suore quivi, che queste voleano
in vista comperar, ma dall un lato 35
spade ed archi forti posti aveano,
saette ancor: de quali avea pigliato
uno una suora ch ivi stava presso,
e infino al ferro l arco avea tirato.
Onde parea dicesser: Questi desso, 40
questi Acchille, cui andian cercando,
e gir se ne volean quindi con esso.
La qual cosa vedendo, sospirando
una sorella quivi contastava
a que che lui andavan lusingando. 45
Acchille gir con essi disiava,
e spogliandosi l abito iveritta
come buon cavalier presto s armava.
Vedendo ci Deidamia, trafitta
da grieve doglia, tutta scolorita 50
parea dicesse a lui allato ritta:
Om, anima mia, o dolce vita
del cor dolente che tu abandoni,
di cui fia tosto, credo, la finita,
in qua parti vai tu? qua regioni 55
cerchi tu pi graziose che la mia?
deh, credi tu a questi due ladroni?
deh, non t incresce di Deidamia?
I son colei che pi che altra t amo
e che pi ch altra cosa ti disia. 60
In quant io posso pi merc ti chiamo:
non mi ti torre, deh, non te ne gire, [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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